Chi ha detto che fede e moda non possono convivere? La Modest Fashion, emersa negli ultimi anni, vi farà cambiare idea. Questa tendenza, nata in Medio Oriente, si riassume in tal modo: velo, abiti sobri e poco aderenti. Niente scollature quindi, nel pieno rispetto del Corano. Tuttavia, essa non riguarda solo il mondo islamico; se inizialmente era considerata un fenomeno di nicchia, ora la Modest Fashion è parte integrante della cultura occidentale. Con qualche modifica significativa.
L’arrivo e il successo in Occidente
Traducibile con “moda modesta”, la Modest Fashion richiama l’attenzione di alcuni brand importanti (tra cui DNKY) all’inizio del 2010. In quel periodo, infatti, è in atto un cambio di tendenza: dai look succinti e provocanti si passa a uno stile puro e castigato, aggiungendovi colori e fantasie sgargianti. I capi orientali di uso religioso (come l’abaya e l’hijab) diventano quindi veri e propri simboli di stile. Il fenomeno si è rivelato un successo: nascono le prime Ramadan Collection (tra cui quella di Dolce e Gabbana nel 2016) così come si moltiplicano le Modest Fashion Week. Il mercato islamico, inoltre, si rivela proficuo: secondo Thomson Reuters, già nel 2013 la popolazione musulmana spendeva 266 miliardi di dollari in abbigliamento e accessori. Nel 2019 tale cifra è addirittura raddoppiata, sfiorando i 484 miliardi. Le consumatrici islamiche, in definitiva, hanno catturato l’attenzione delle principali case di moda.
Il ruolo delle Muslim Millennials e dei social
La Modest Fashion si concentra, in particolare, sulle Muslim Millennials: sono ragazze nate tra il 1980 e il 2000, colte e benestanti, convinte che il connubio moda-fede possa funzionare. Questo fatto, come dichiara la giornalista Hafsa Lodi, è dettato dal desiderio di mettere in mostra i propri principi e non il loro aspetto fisico. Il #MeToo, in questo senso, è stata la cosiddetta «botta finale»: conta la sostanza, non la forma. Tale concetto è ribadito anche dalle influencer e content creator che promuovono la Modest Fashion. Una di queste, Aya Mohamed, afferma di voler rompere lo stereotipo tradizionale della donna musulmana e veicolare un’immagine positiva e all’avanguardia attraverso i social. Tale strategia ha mostrato i suoi frutti: nel 2022 l’hashtag modestfashion non solo contava 1,8 miliardi di visualizzazioni su Tiktok ma anche 4,5 milioni di post su Instagram. Per non parlare di Youtube, mezzo utilizzato dalle principali modest influencer come Leena Al Ghouti, Maha Gondal e Saeedah Haque. Insomma, la Modest Fashion, oltre ad essere diventata un fenomeno globale, dimostra che non è necessario sacrificare una parte di sé stessi in nome dello stile: una convivenza è sempre possibile.