Che la morte sia dolorosa è una frase tautologica per definizione. Ma, forse, nell’intricato gomitolo di relazioni umane, di arrivi e partenze da qualsiasi parte del mondo, ci dimentichiamo che c’è qualcosa di più assurdo della parola fine: c’è la vita che passa senza i propri cari. Immaginate di non vedere i vostri genitori nè i vostri fratelli e sorelle per 8 anni. Da una parte la famiglia, dall’altra un limbo anacronistico in cui l’unico concetto temporale è dato dai solchi delle rughe che si vedono comparire nelle videochiamate serali.
È la storia di Dabo, 28 anni, nato in Guinea Bissau, uno dei venti Paesi più poveri al mondo secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP). Anche se il giovane si è poi trasferito in Gambia, dove ha frequentato qualche anno scolastico. Come tanti ha attraversato 8 anni fa la Libia, dove si è trattenuto per 4 mesi prima di ripartire. Uno dei fortunati a non essere incappato nell’inferno delle prigioni libiche. Poi, come da destino già scritto, è arrivato in Italia. Prima in Sicilia e poi in Calabria, a Crotone dove vive da diverso tempo. << Mi è molto dispiaciuto per quello che è successo l’anno scorso a Cutro. Sono miei fratelli, miei amici. Mi rimane la memoria che è l’unico posto in cui sono tutti salvi, ma mi chiedo che cosa avrebbero fatto una volta sbarcati qui. Forse avrebbero realizzato i loro sogni>>, dice Dabo.
Dunque, speranze infrante a differenza delle sue che la città calabra cerca di proteggere. Quando si parla di migranti si rischia di sconfinare nella retorica, ma varrebbe la pena barattare la sua forza d’animo e i suoi sorrisi con ogni nostra visione pessimistica dell’esistenza. Sì, Dabo è uno stoico, senza dubbio.
A Crotone vive da solo in una casa che ha preso in affitto e lavora in un’azienda agricola del territorio. Sembra sereno, poiché il contesto in cui si ritrova è avulso, fortunatamente, da indifferenza sociale e avidità economica che spesso fagocita i braccianti in un abbruttimento disperante che finisce per uccidere la vita in loro. Durante il giorno desidera solo che qualcuno gli voglia bene per dare un senso al suo esistere. E la sera il pensiero corre ai genitori e ai suoi 8 fratelli, che spera di poter riabbracciare l’anno prossimo. Poi tornerà comunque in questa piccola città sul mare dove si sente a casa, tra un piatto di pasta e broccoli e uno di riso mischiato alla carne. E diversi amici con cui ogni tanto va a giocare a calcio e discute, ultimamente, di Coppa d’Africa.
<<Ogni tanto incontro qualcuno che mi guarda ancora con sospetto. Ma non mi interessa. Non rispondo a provocazioni. Sto bene nel posto in cui lavoro e nel quartiere in cui abito. Sento di essermi integrato. Ho conseguito la terza media in questi anni a Crotone e ho iniziato a studiare per il diploma>>, ci racconta Dabo che nel mare ora vede un amico.