Analfabetismo: una questione da non sottovalutare

Al giorno d’oggi, nel XXI secolo, ha ancora senso parlare di analfabetismo? Ebbene, sì: allo stato attuale l’istruzione non è ancora accessibile a tutti nel mondo. Ciò è reso evidente da un dato inconfutabile ovvero il fallimento del secondo obiettivo degli Obiettivi del Millennio stipulati dalle Nazioni Unite: rendere universale l’educazione primaria entro il 2015. Occorre precisare che ci sono notevoli disparità tra i paesi. L’Asia centrale e meridionale, per esempio, hanno raggiunto rapidi progressi nel corso degli anni. Un caso agli antipodi è l’Africa subsahariana, che ha avuto una crescita incredibilmente lenta. Questa parte del continente africano ha un tasso di alfabetizzazione sotto la media mondiale e resta il focus principale di UNESCO e altre organizzazioni internazionali. 

L’analfabetismo nell’Africa subsahariana 

Il permanere dell’analfabetismo nell’Africa subsahariana è dovuto a molteplici fattori. L’ostacolo principale è l’estrema indigenza: si stima infatti che il 44% della popolazione viva sotto il livello di povertà, con 1,25$ al giorno. Le scuole, inoltre, o non sono presenti sul territorio o sono troppo care per le famiglie. Oltre a questo, i governi di questi paesi non investono sufficienti risorse nell’istruzione, preferendo concentrarsi su questioni più impellenti come la siccità. Di conseguenza, 48 milioni di giovani tra i 15 e i 24 anni non sanno né leggere né scrivere e il 22% dei bambini in età di scuola primaria non accede all’istruzione oppure la abbandona dopo poco tempo. In Eritrea e Liberia, per esempio, le percentuali di abbandoni scolastici sono rispettivamente del 66% e 59%. Come se non bastasse, ci sono significative disuguaglianze di genere. Le donne, infatti, hanno il 20% di possibilità in meno di frequentare la scuola rispetto ai maschi. Inoltre, nei paesi con il tasso di alfabetizzazione più alto (come il Kenya) le ragazze che all’età di 15 anni sanno leggere e scrivere sono il 79% contro il 95% dei ragazzi. Tali disparità sono dovute al retaggio culturale dei territori: le donne sono considerate l’angelo del focolare e non viene ritenuto necessario fornire loro un’istruzione. Il loro compito è badare alla casa e occuparsi dei figli. Tutto ciò non può che portare a conseguenze serie: la fame, poiché l’assenza di istruzione comporta l’impossibilità di un lavoro dignitoso, e la negazione di un diritto fondamentale dell’individuo che gli permetta di evolversi nella società e garantirsi un futuro. 

L’analfabetismo e gli interventi in programma

L’analfabetismo resta una questione cruciale in Africa subsahariana e numerose sono le iniziative messe in atto per incentivare l’istruzione: nell’agenda 2030 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, le Nazioni Unite hanno inserito come quarto obiettivo la promozione di un’educazione paritaria e di qualità. Essa non implica soltanto il semplice apprendimento ma è anche un passo importante per permettere lo sviluppo, la garanzia dei diritti, la salute e la pace. Oltre a questo, un altro passo significativo è stato compiuto dall’Unione Africana. L’organizzazione, nell’Assemblea generale del 17-18 febbraio ad Addis Abeba, ha designato il 2024 come “anno dell’istruzione”, con l’obiettivo di costruire dei sistemi educativi inclusivi e gratuiti. La sfida all’analfabetismo è quindi globale ed è apprezzabile l’attenzione delle grandi potenze su un tema così determinante per il benessere dell’individuo. Non resta che impegnarsi per far sì che, questa volta, l’obiettivo venga raggiunto. 

Articolo di Elisa Ceccon