Sono oltre 40 le testate giornalistiche che nel solo mese di ottobre 2021 hanno pubblicato notizie in cui la nazionalità nigeriana è stata associata ad un fatto di cronaca nera. Una tendenza che nei media si propaga da molto tempo: l’aggettivo ‘nigeriano’ è apparso spesso nei titoli dei giornali insieme alle parole “arrestato”, “latitante”, “pusher” “ovulatore” attribuendo alla nazionalità di un popolo azioni violente e illegali, creando in questo modo una possibile connessione tra l’ appartenenza ad un Paese ed una cultura ed un pregiudizio negativo, contraddicendo un pilastro della democrazia, cioè l’uguaglianza per tutti i cittadini davanti alla legge.
Per arginare questo tipo di linguaggio è nata l’iniziativa “Nigeria, punto e a capo”, un percorso itinerante nel quale i volontari dell’associazione Connect incontrano le comunità nigeriane in varie zone d’Italia per creare un legame che intende portare la voce delle minoranze ai media. Il progetto ha riunito 35 Associazioni nigeriane per mostrare un volto meno conosciuto dell’immigrazione, con l’intento di agevolare i giornalisti nell’individuare storie che meritano di essere conosciute da tutta l’ opinione pubblica italiana.
Il tour ha avuto inizio ad agosto 2021 quando sono state raccolte le testimonianze di cittadini nigeriani che vivono nel Lazio, Campania, Basilicata e in altre regioni del sud Italia fino a risalire nella regione Marche. A dicembre l’associazione Connect è stata a Milano, Bologna ed ha concluso così – con i vincoli legati all’avanzare dell’epidemia di Covid-19- il viaggio nel quale sono state raccolte storie straordinarie e ordinarie di cittadini che vivono in Italia un’esperienza unica.
Sono state raccolte oltre 25 testimonianze di cittadini nigeriani che sono partiti dal proprio paese per molteplici ragioni. Persone oltre lo stereotipo che si raccontano parlando dei propri percorsi di vita e sogni, persone che parlano ai giornalisti cercando di dire la loro. Con i drammi che li hanno portati ad allontanarsi dal proprio paese.
Tra le varie storie c’è quella di Vincent, che mentre studiava Global Management a Londra ha scoperto che il padre è stato ucciso dai pastori nomadi nella sua terra. C’è anche la storia di un giovane italiano, Marco (nome di fantasia), di 19 anni, che, mentre si stava rivelando una promessa del calcio, si è fermato perché alcuni razzisti hanno tentato di bruciare casa sua a Napoli.
Sono solo alcune delle storie eccezionali di cui si dovrebbe parlare di più e che dovrebbero spiegare che i nigeriani, di cui quasi sempre si raccontano solo i crimini, sono sempre più spesso le vittime senza voce di un sistema che non li tutela né rappresenta.
Hanno aderito all’iniziativa la National Union of Nigerian Associations in Italy (NUNAI) che riunisce 25 associazioni nigeriane, altre associazioni quali Break Your Bread For The Less Privileged, Nigerian Community, Associazione Acsim Onlus Nazionale, Nigerian Union Italy, Catholic Women Organization St. Ambrogio, Igbo Women Socio Cultural Association, Acads’ Associazione Culturale Arancia Donna Subsahariana, Comunità Nigeriana, Federazione della Diaspora Africana di Roma e del Lazio.
“Connect è un’associazione che nasce con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche di impatto sociale. Con la propria azione, intende difendere il diritto alla libertà di espressione di ogni cittadino perseguendo valori quali la parità di diritti, la dignità dei popoli, la laicità, la tutela dell’ambiente, la parità di genere, la tolleranza attraverso un’informazione obiettiva e la pluralità delle voci che sono alla base della democrazia”
Per contatti:
Laura Ghiandoni,
Presidente Connect
349 06 55 689
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