Connect è altruismo a volontà. Per questo sabato 12 Novembre a Roma siamo intervenuti a fianco della Comunità di Sant’Egidio con l’organizzazione di un pranzo a favore di chi non riesce più a fare la spesa. La giornata all’insegna della solidarietà e della condivisione, si è svolta con l’idea di regalare qualche ora di spensieratezza a chi si sente stremato dall’acuirsi della crisi economica e alimentare. Per questo abbiamo avviato una raccolta di alimenti e oggetti che abbiamo consegnato durante l’evento. Il pranzo che si è svolto dalle 12 alle 14 ha accolto oltre 40 persone uscite dalla povertà grazie alla Comunità di Sant’Egidio, persone che hanno trovato una sistemazione temporanea oppure che ancora perseverano nel tentativo di ricostruirsi una vita.
La storia di chi è senzatetto in Italia
Durante l’incontro è nato un dialogo profondo tra i volontari di Connect e le persone coinvolte durante l’evento.
Veronica Otranto Godano, giornalista volontaria per Connect, ha raccontato su Facebook la vita che le si è presentata davanti: “Gianluca, posa elegante e sguardo fiero, ha perso tutto dopo il Covid. Gestiva due imprese di pulizie, ma la pandemia si è presa tutto, fuorché la sua anima, la sua cultura, che in questo caso fanno rima con la sua napoletanitá. Gianluca era benestante, ma oggi vive in un hotel che lo accoglie: “É difficile per me ottenere un contratto d’affitto in questo momento.
I proprietari vogliono garanzie che non posso dargli, nonostante io abbia iniziato da poco a lavorare nuovamente. Per la prima volta nella mia vita, sono un dipendente” ci dice con gli occhi di uno, a suo dire, “migliorato dalla povertà”. E ancora Fabrizio, insegnante di musica e con un passione per l’artigianato. Nessuna famiglia apparente alle spalle, poi chi lo sa in questa epoca in cui i nuclei familiari hanno smesso di rivestire una certezza granitica su cui contare. A volte c’è un figlio, forse un’ex moglie. A volte non c’è nessuno.
Ieri, però, c’eravamo noi di Connect e Sant’Egidio a preparare il pranzo per circa 40 persone. Una giornata perfetta per dimostrare che basta poco per non rimanere nel limbo della solitudine. Tutti assieme al tavolo abbiamo gustato le varie pietanze e soprattutto fatto amicizia tra di noi, con chi dorme nelle case d’accoglienza, con gli operatori di Sant’Egidio e anche con i ragazzi della Sapienza e della Luiss che ci hanno supportato. È stato un momento per capire che cosa significhi essere a volte soli nell’Italia di oggi. Nessuna commiserazione, ma risate – con un pizzico di sarcasmo – e gioia comunque di vivere anche quando sembra che non ci sia nessuno a dirti: “Ti ho preparato la cena”.E invece, c’è”
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