La limitata o l’assenza totale di conoscenza della lingua italiana rappresenta un ostacolo significativo nell’interazione sociale e professionale di chi arriva nel nostro paese.
Il fenomeno dell’immigrazione in Italia è forse uno degli argomenti più dibattuti, nonostante il multiculturalismo sia una realtà anche nel nostro paese, lo si voglia o no!
Tuttavia, dietro questa diversità culturale e umana, esiste un muro linguistico che può diventare una barriera invalicabile, condizionando l’integrazione e le opportunità di migliaia di stranieri nel paese.
Prima di vedere più da vicino quali sono i limiti quotidiani che si trova ad affrontare uno straniero se non parla la nostra lingua, diamo un’occhiata a quanti sono i cittadini stranieri residenti In Italia.
Stranieri in Italia: i dati del Dossier di Idos
Il numero dei cittadini stranieri residenti in Italia, sia immigrati che nati nel Paese, si è stabilizzato negli ultimi 5 anni, intorno ai 5 milioni (il dato provvisorio del 2022 riporta 5.050.257 persone, rappresentando l’8,6% della popolazione). Nel frattempo, il numero degli italiani residenti all’estero è cresciuto fino a raggiungere quasi 6 milioni (erano 4 milioni nel 2010).
Questi dati emergono dall’ultima edizione del Dossier Statistico Immigrazione redatto dall’Idos.
Un dato, quello della stabilità, che in parte contraddice la fantomatica teoria dell’invasione dello straniero.
Inoltre, sempre dal report, è interessante leggere il dato sulla scolarità: gli alunni stranieri presenti nelle scuole italiane ammontano a circa 872.360, superando il decimo (10,6%) del totale degli scolari nel Paese. Di questi, più dei due terzi (67,5%, pari a 588.986) sono nati in Italia, rappresentando principalmente la componente delle seconde generazioni.
Considerando, quindi, che oltre i due terzi di questi studenti sono nati in Italia, diventa evidente che la barriera linguistica può rappresentare un ostacolo significativo nel loro percorso educativo. Nonostante siano nati nel paese, potrebbero comunque affrontare sfide nell’apprendimento della lingua italiana standard, essenziale per un’integrazione efficace e una partecipazione piena e produttiva nel sistema scolastico e, in seguito, nella società.
La loro provenienza da famiglie con radici culturali e linguistiche diverse potrebbe influenzare la loro padronanza della lingua, rendendo necessario un sostegno mirato per superare questa barriera linguistica e garantire loro pari opportunità educative.
Più complicata è la situazione di coloro che si trovano a immigrare in Italia in un’età adulta, nel loro caso il parlare poco o non parlare affatto l’italiano rappresenta un ostacolo alla piena realizzazione.
Infatti, il mancato apprendimento della lingua italiana non solo ostruisce le opportunità di lavoro e la socializzazione, ma diventa un mezzo di discriminazione che indebolisce l’accesso a servizi essenziali e la comprensione della burocrazia.
La discriminazione e la lingua come arma di difesa
La mancanza di competenza linguistica mette gli immigrati in una posizione di svantaggio e vulnerabilità.
Persone di estrazione sociale benestante, pur essendo istruite, si trovano spesso incapaci di difendersi dalla discriminazione a parole, per non parlare di quella dei fatti, che quotidianamente si trovano ad affrontare.
L’immigrato può non comprendere proprio il senso dell’offesa verbale o essere incapace di rispondere.
Impatto sociale ed economico
Ovviamente, le conseguenze della misconoscenza della lingua italiana si estendono oltre la sfera personale, influenzando anche l’economia e la coesione sociale.
La mancanza di accesso a corsi di lingua e formazione rappresenta un ostacolo per l’integrazione e potenziali contributi alla forza lavoro, con ripercussioni negative sull’economia e sulla gestione della società.
Inoltre, spesso gli immigrati sono incapaci di comprendere documenti ufficiali e istruzioni complesse, trovandosi in un vicolo cieco.
La barriera linguistica li separa dalla comprensione dei propri diritti e doveri, alimentando ulteriormente la loro vulnerabilità.
Cambiamo rotta
Il quadro dipinto evidenzia un bisogno impellente per il nostro paese di migliorare l’accesso all’istruzione linguistica e alla formazione per gli immigrati.
Il miglioramento della condizione linguistica degli immigrati richiede un approccio olistico e personalizzato, che tenga conto delle basi linguistiche di partenza e della cultura di origine.
Cosa si può fare o fare meglio?
Programmare corsi di lingua integrati che comprendono non solo l’apprendimento della lingua italiana standard, ma anche elementi culturali e sociali.
Adattare il supporto didattico per rispondere alle esigenze specifiche degli immigrati in base al loro livello di competenza linguistica e predisporre programmi intensivi di apprendimento, che permettano loro di imparare subito le basi della comunicazione.
Inoltre, spesso l’immigrato si sente solo in questo percorso, ecco perché è molto utile la figura del tutor e il coinvolgimento delle comunità e delle risorse locali, comprese le associazioni come Connect.
Investire in programmi efficaci di apprendimento linguistico non solo favorisce l’integrazione, ma potenzia il contributo di queste comunità alla società e all’economia nostrana.
Infatti, tornando per un attimo al dossier di Idos, vediamo che il contributo degli immigrati all’economia italiana continua a essere positivo, con una crescita dell’imprenditorialità femminile e delle società di capitali.
L’articolo sottolinea come l’ostacolo linguistico sia diventato un problema che va ben oltre la mera comunicazione.
È diventato un muro di Tijuna che limita l’accesso ai diritti, all’istruzione, all’occupazione e alla partecipazione sociale. Affrontare questa sfida non è solo un atto di accoglienza umanitaria, ma anche un investimento per il futuro sociale ed economico del nostro paese.
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Luana Stinziani