L’aggiornamento del Ministero degli Esteri, che con il nuovo decreto annovera la Nigeria nella lista dei Paesi considerati sicuri, non rappresenta una mera formalità giuridica, ma cela un intento pregiudizievole. Come a dire: “Il Paese da cui vieni è sicuro, puoi tornare indietro”. La questione è che è la persona richiedente asilo a dover dimostrare il contrario, soprattutto se si pensa alle continue tensioni interne sul territorio nigeriano, se si pensa che la stessa Amnesty International è impegnata in una campagna contro gli abusi di potere della polizia sui cittadini, se si pensa a Boko Haram, e alle stragi dei cristiani che rimangono impunite, alle stragi che compiono i pastori Fulani, che attraversano il paese in cerca di pascoli.
Con il nuovo decreto si capovolge, dunque, l’obbligo della prova con un conseguente affossamento del diritto d’asilo. Non è chiaro il sistema, quindi, a cui si sta lavorando. Sicuramente non si è dalla parte delle tutela delle persone, visto che il marchio di “Paese sicuro” velocizzerá le procedure di espulsione.