“Non amo questa categorizzazione, bianco o nero non esistono. Perché parlare di bianchi, neri, gialli? A mio avviso, questa è una prerogativa dell’uomo bianco”, esordisce così Alfie Nze attore, performer e regista nigeriano, ma residente a Milano. Lungi dal voler rubricare sotto un colore gli africani, Alfie si racconta a Connect scardinando lettera per lettera il nostro titolo Black Stories. Dissertazione che accettiamo e che ci induce a riflettere per il futuro.

Alfie non ama parlare del suo passato, della sua vita privata, per lui non esistono concetti come il tempo e le date (almeno nel momento in cui gli si pone qualche domanda sulla sua vita). Sappiamo che vive in Italia da più di 15 anni. Tutto il resto non conta. A lui interessa solo parlare del suo lavoro e degli obiettivi che intende raggiungere. Come in “Devil comes to Koko”, un documentario realizzato nel 2016 e che mira ad analizzare le invasioni in questa parte d’Africa destinata a crescere per le sue risorse naturali. I due eventi su cui l’artista pone l’accento – intrecciati da un leitmotiv supponente quale è la pretesa invasiva da parte degli europei – sono l’invasione inglese di Benin City del 1897 e lo scandalo dei rifiuti tossici del 1987 che ha coinvolto all’epoca una nave italiana intenta nell’abbandono degli stessi lungo quei territori.

Intanto Alfie ha iniziato a scrivere la sua prossima sceneggiatura che sarà incentrata su due personaggi: da una parte la trama verterà sulla storia di una ragazza che tenta di sfuggire al traffico di essere umani per giungere finalmente in Italia; dall’altra il racconto di un uomo ben integrato in Europa, ma che durante il lockdown cercherà di tornare in Nigeria. Insomma, tutto ha a che fare con l’arrivo e il ritorno: la vera costante cinematografica di Alfie e probabilmente della sua stessa vita.

Ig: @ndu.1nze

Fb: Ndu Nze – Devil comes to Koko