Perché i social media dovrebbero essere al centro della strategia di associazioni che si occupano, ad esempio, d’integrazione culturale in Italia? Oggi, nell’ottica sempre più variegata di una social media strategy, anche il terzo settore dovrebbe pensare a consolidare la presenza online.
Perché? Per molte ragioni, tra queste l’opportunità di valorizzare il lavoro compiuto dai progetti avviati dall’organizzazione, ma anche per raccontare le iniziative benefiche, e diffondere informazioni su raccolte fondi e molto altro.
Nell’immaginario collettivo, a volte i social media rappresentano un terreno sconosciuto su cui muoversi. Non si sa bene cosa fare a fronte di grandi dispendi di energia senza raggiungere l’obiettivo prefissato magari con le giuste instagram stories oppure facebook ads (advertising).
Le associazioni possono strutturare un piano di comunicazione social per avvalorare la propria mission e per coinvolgere sempre di più il pubblico di riferimento. Oppure con il fine di semplificare donazioni e raccolte fondi. Tali obiettivi si raggiungono attraverso uno studio preciso di ogni piattaforma per capire linguaggi, punti a favore e a sfavore.
Come usare i social media per promuoversi?
Non sempre all’interno della propria associazione c’è bisogno di un social media manager. Vero è che, attraverso una campagna di ricerca volontari, si potrebbe ricercare un esperto o un’esperta che si occupi di social media per lavoro e che abbia voglia di mettere il proprio tempo a disposizione dell’organizzazione. Se questo non sia possibile, perché non cimentarsi e provare a creare una pagina social dell’associazione studiando tecniche e regole online?
La visibilità che offrono i social media permette di aumentare la fiducia nei propri estimatori, cioè nei follower, perché rivela il vero volto del gruppo solidale. Si crea così una community di riferimento in cui potrebbero esserci probabili soci e/o donatori. Sui profili social si può scegliere di dare risalto e visibilità gli eventi che si organizzano in presenza, ma anche ad iniziative virtuali, tutto ciò consentendo ai follower su Instagram e Facebook di collegarsi dai posti più disparati e lontani.
La comunicazione sui social media deve evidenziare la storia, le azioni e i valori della onlus con l’obiettivo di creare un legame con i follower che vogliono sentirsi coinvolti e parte della mission. I donatori non vogliono essere solo considerati dei numeri, ma individui ben consapevoli di poter fare la differenza.
Veronica Otranto Godano